Yael Bartana. Burry Our Weapons, Not Our Bodies! still photograph of performance, 2018, Philadelphia Museum of Art
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Yael Bartana. Patriarchy is History

di Gaia Tonani - Febbraio 19, 2020

È per i festeggiamenti in occasione dei suoi venticinque anni che la galleria Raffella Cortese porta in mostra dal 28 febbraio al 9 maggio 2020 “Patriarchy is History”, la terza personale dell’artista israeliana Yael Bartana, il cui lavoro è esposto in concomitanza, fino al 13 aprile, anche alla Fondazione Modena Arti Visive.

Il titolo dell’esposizione Patriarchy is History proviene dall’omonima opera al neon che campeggia negli spazi di via Stradella 1, installazione programmatica che dichiara la volontà dell’artista di portare in scena temi attuali e di interesse globale.
L’indagine di Yael Bartana – che si declina nei linguaggi del video, dell’installazione e della fotografia – si è infatti sempre rivolta ai temi dell’identità, della politica e della memoria. Argomenti ricorrenti che affiorano nei suoi lavori sono quelli di “patria, “ritorno” ed “appartenenza”, esaminati attraverso eventi pubblici e rituali che tendono ad affermare un’identità collettiva.

Yael Bartana. Patriarchy is History, 2019 Neon Photo: Tom Haartsen

Nella sala espositiva di via Stradella 7, trova infatti spazio il video The Undertaker, mai esibito prima in Italia, girato a Filadelfia. Nella città simbolo della democrazia americana, nella quale è stata firmata la Carta Costituzionale statunitense, il filmato riprende una performance pubblica in cui uomini armati intraprendono una marcia verso il cimitero di Laurell Hill dove assisteranno ad una sepoltura delle armi: una sorta di corteo funebre e simbolico, in un Paese in cui la detenzione delle armi rappresenta un vero e proprio problema sociale.

Yael Bartana. Burry Our Weapons, Not Our Bodies! still photograph of performance, 2018, Philadelphia Museum of Art

Nelle sale espositive di via Stradella 4 l’artista presenta una serie fotografica, allestita in una modalità che ricorda quella delle quadrerie, dal titolo Bury Our Weapons, Not Our Bodies! in cui sono immortalati i momenti più significativi della marcia visibile nel video.
A chiudere il percorso, e tornando nello spazio in via Stradella 1, alcune delle armi usate in The Undertaker sono esposte in teche simili a quelle di un museo: apparentemente risalenti a un’altra epoca – sembrano infatti resti fossili di età arcaica – sono in realtà testimonianza di una violenza quanto mai attuale, e costituiscono un monito a governi e individui del futuro prossimo.

Per maggiori informazioni: https://raffaellacortese.com/exhibition/2020/yael-bartana-patriarchy-is-history/

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Gianni Valentino