Olafur Eliasson, The collectivity project, 2005. The High Line, New York, 2015. Ph. Timothy Schenck
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The collectivity project. Olafur Eliasson per l’Art Week milanese

di Alessia Delisi - Dicembre 20, 2019

Dal 14 aprile al 3 maggio 2020 la Fondazione Nicola Trussardi porta a Milano uno dei progetti partecipativi più noti dell’artista Olafur Eliasson. Un paesaggio urbano di oltre due tonnellate di mattoncini LEGO® bianchi, messo a disposizione dell’immaginazione collettiva.

Si chiama The collectivity project ed è l’installazione partecipativa che l’artista danese–islandese Olafur Eliasson (1967) ha realizzato per la prima volta a Tirana nel 2005 e che la Fondazione Nicola Trussardi, con il curatore Massimiliano Gioni, ha scelto per animare il panorama urbano milanese in occasione della prossima Art Week, da martedì 14 aprile a domenica 3 maggio 2020. Installato in un luogo simbolo di Milano che verrà svelato solo all’inizio del 2020, il progetto consiste in un immenso paesaggio immaginario, un città in miniatura che il pubblico è invitato a costruire e ricostruire utilizzando le oltre due tonnellate di mattoncini LEGO® bianchi messi a disposizione su grandi tavoli appositamente allestiti.

Olafur Eliasson, The collectivity project, 2005. The High Line, New York, 2015. Ph. Liz Ligon

Opera collettiva tra le più note di Eliasson, The collectivity project si propone così di favorire la conversazione e lo scambio tra le persone, generando da un lato una visione utopistica del futuro e dall’altro una riflessione attiva sulle trasformazioni del tessuto urbano non solo di Milano, ma anche di altre grandi metropoli contemporanee. «Mi interessa molto poter stimolare un cambiamento nella percezione e nel comportamento. La percezione teoretica e intellettuale, la conoscenza e i dati sono importanti, ma è altrettanto importante saper trasformare questa conoscenza in strategie concrete di comportamento», ha spiegato l’artista che ancora una volta, con questo progetto partecipativo, conferma il proprio interesse a trasformare la realtà in una dimensione empatica ed emozionante, capace di offrire esperienze concrete con le quali può misurarsi un pubblico di tutte le età.

Olafur Eliasson, The collectivity project, 2005. 3rd Tirana Biennale, Albania, 2005. Ph. Olafur Eliasson

Contribuendo singolarmente alla creazione di uno scenario urbano immaginato a livello collettivo, lo spettatore si farebbe infatti partecipe di un’arte che, nell’idea del suo autore, tramuta il pensiero in azione, permettendo un passaggio di scala e convertendo lo spazio pubblico in un’agorà democratica dove è possibile riunirsi e imparare attraverso lo scambio di idee e di opinioni. Non è un caso quindi che dal 2005, e per i successivi dieci anni, The collectivity project abbia fatto il giro del mondo, installato prima a Tirana, poi a Oslo, a Copenaghen e infine a New York nel 2015, accompagnato sempre da programmi pubblici e attività educative gratuite. La sua forza è nel porsi come “dispositivo per l’esperienza della realtà”, concepito per produrre maggiore consapevolezza sul modo in cui interagiamo nel tessuto sociale.

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