Jill Orr, Bleeding Tree, 1979. Courtesy of the artist
meanwhile

Storie dagli Antipodi. A Milano è in mostra l’Australia

di Alessia Delisi - Dicembre 20, 2019

Fino al 9 febbraio il PAC di Milano ospita Australia. Storie dagli Antipodi, esposizione curata da Eugenio Viola che esplora il continente australiano per restituirne una pluralità di artisti e prospettive. Un’occasione per riflettere sulla complessità del nostro presente e mettere una volta di più in questione i concetti di razza, genere e classe.

Secondo gli antichi Greci gli Antipodi erano i mitologici abitanti di un’ipotetica terra situata nell’emisfero meridionale e in una posizione diametralmente opposta al mondo conosciuto. Ancora oggi per antipodi si intendono non a caso paesi e punti della Terra radicalmente opposti tra loro. È, inoltre, un modo comune di riferirsi all’Australia e alla Nuova Zelanda, utilizzato generalmente da chi vive nell’emisfero settentrionale. Ma Antipodes è anche il titolo della prima raccolta di racconti brevi che nel 1985 uno dei più celebri scrittori australiani contemporanei, David Malouf, ha intitolato all’Australia, tracciandone una metafora della condizione umana, sospesa tra il vecchio e il nuovo, la giovinezza e la vecchiaia, l’amore e l’odio, la vita e la morte

Da questa costellazione di riferimenti nasce Australia. Storie dagli Antipodi, mostra che fino al 9 febbraio il PAC di Milano dedica al panorama multiculturale dell’arte contemporanea australiana. Curata da Eugenio Viola, che dal 2017 al 2019 ha avuto modo di viaggiare all’interno di questo vasto continente, l’esposizione attraversa una pluralità di prospettive e unisce artisti eterogenei, da quelli che fanno parte delle culture aborigene e “First Nations” fino agli autori arrivati invece dal Pacifico, dall’Europa, dai paesi asiatici e dalle Americhe. Un’identità nazionale complessa quindi, che ha reso il sistema dell’arte australiana ricco di proposte capaci di innescare riflessioni più profonde sulla società contemporanea e le sue contraddizioni.

Stuart Ringholt, Anger Workshops, 2012, Neue Galerie, Kassel - Documenta 13 2012

Per tutti questi artisti, infatti, origini storiche e diversità culturale costituiscono il paradigma privilegiato di ricerca, uno strumento linguistico ed esistenziale capace di plasmare la teoria e la pratica del loro lavoro. In una mostra dove le opere selezionate utilizzano diversi mezzi espressivi – pittura, performance, installazione, scultura, video, disegno e fotografia – e sono state realizzate in un arco di tempo che va dagli anni Settanta ai giorni nostri, protagonisti sono allora temi socialmente e politicamente impegnati in relazione a questioni di razza, genere e classe. Ansie identitarie, storie contestate e narrazioni represse, ma anche preoccupazioni derivanti dalla gestione di fenomeni di colonizzazione e decolonizzazione assumono così risonanza globale, restituendo un panorama del nostro presente ibrido, plurale e complesso.

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