Se vi dicessimo che siamo andati a vedere i mosaici, il pensiero dei più volerebbe alla maestria musiva bizantina, in giro per il mondo, o a Ravenna e al suo Mausoleo di Galla Placidia, per citarne uno. Una collezione di pietre preziose, vetro e conchiglie a comporre la rappresentazione di Sacre Scritture. Abbiamo trovato, invece, un bric-à-brac di migliaia di semi per sfamare volatili e oltre centomila francobolli … Già, perché il mosaico è una tecnica che gli artisti sperimentano senza fine, spesso servendosi di materiali che provengono dalla vita quotidiana, volutamente prosaici e di bassa fattura. In due mostre milanesi, alla Galleria Stein e alla Galleria Fumagalli, Elisabetta Di Maggio e Marinus Boezem scelgono, entrambi, l’antica pratica del mosaico per raccontare i cortocircuiti di comunicazione nella società 2.0.
A Milano, nella storica Galleria Stein, Elisabetta Di Maggio presenta Greetings from Venice, una monumentale installazione site-specific concepita per il Fondaco dei Tedeschi di Venezia. Ispirato al pavimento della Basilica di San Marco a Venezia, l’artista combina centomila francobolli in un mosaico dal disegno visionario, segnato da microcosmi geometrici e da motivi vegetali, in un fiabesco mood medievale. “Calpestiamo” francobolli già usati, ovvero francobolli che hanno viaggiato e depositano, così, sul pavimento una ramificata, seppur effimera, rete di traiettorie e di relazioni, di memorie personali e geografie collettive. Quello di Di Maggio è un fare artigiano, un processo creativo lenticolare scandito con pazienza da chirurgo. Fogli di carta velina, foglie di vegetali piccoli o grandi, saponi, porcellana, addirittura l’intonaco delle pareti: seziona i materiali più disparati in forme che ricordano la natura nel suo proliferare frattale e nel suo organizzarsi. Con un pizzico di sapore vintage che sostituisce a Internet la cartolina o la missiva.
Celebre per le sue opere di Land Art e per le sue performance, l’artista olandese Marinus Boezem mancava dall’Italia dal 1978. Torna alla Galleria Fumagalli, a Milano, con un’installazione site-specific, a cura di Lorenzo Bruni, dal titolo “Bird’s-eye View”. Quello a volo di uccello è il punto di vista privilegiato per osservare una manciata di semenze varie per uccelli stesa sul pavimento del white cube a disegnare lo spazio fisico e concettuale della Basilica di San Francesco ad Assisi. La galleria pare “non aver più pareti ma alberi”, come suggerito dai rami lungo il perimetro dello spazio, quasi come se – in potenza – uno stormo di uccelli potesse appollaiarvisi … Ed è subito la deflagrazione delle categorie di esterno e interno, storia e poesia, cultura e natura. Attraverso la simbologia di materiali che evocano il ciclo naturale della vita, Boezem riflette e rifonda, in un oggi sempre più virtuale, globale e connessa., il concetto di comunità.