Adrian Ghenie, The Battle between Carnival and Feast. Installation View (The Raft, 2019). Foto di Matteo De Fina
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La pittura di Adrian Ghenie in mostra a Venezia

di Alessia Delisi - Maggio 28, 2019

Non solo Biennale: a Venezia La Fondazione Cini dedica all’acclamato pittore rumeno Adrian Ghenie una mostra suggestiva che attraverso il tema dell’acqua affronta la difficile condizione umana nell’epoca attuale, definita dalla memoria e dal desiderio, dal caos e dallo spettacolo.

Richiama la storia veneziana, il suo fiorente passato marittimo, la mostra che fino al 18 novembre la Fondazione Cini di Venezia dedica ad Adrian Ghenie in un dialogo serrato con gli spazi della galleria. Nato nel 1977 a Baia Mare, in Romania, nel 2015 l’artista – già acclamato come uno dei pittori più significativi della sua generazione – ha rappresentato il Padiglione rumeno alla Biennale d’Arte di Venezia, esponendo il suo lavoro anche al Centre Pompidou di Parigi, alla Tate Modern di Londra e al Metropolitan Museum of Art di New York, tra le altre sedi. Con The Battle between Carnival and Feast, curata da Luca Massimo Barbero, Ghenie torna ad appropriarsi del medium pittorico per narrare vicende e personaggi tratti sì dalla storia, ma sovrapposti alla cronaca e soprattutto alla politica, l’arte e la letteratura di quello che lui stesso definisce un “laboratorio di evoluzione” di idee in lotta per la sopravvivenza e il dominio, ovvero il Novecento.

Adrian Ghenie, Figure with Dog, 2019. Courtesy Galerie Thaddaeus Ropac, London Paris Salzburg © Adrian Ghenie

Attraverso il tema dell’acqua, i suoi dipinti a olio – a metà strada tra la figurazione di Bacon e l’Espressionismo astratto – restituiscono quel senso di vulnerabilità e frustrazione provocato quotidianamente dall’ascolto dei notiziari. Accade in The Raft, monumentale opera raffigurante una zattera dove una massa di gambe e piedi si staglia contro un mare in tempesta: sono le anatomie mutilate di migranti e rifugiati che con le loro drammatiche vicende riempiono di orrore le nostre cronache e che l’artista ha immortalato come i naufraghi di Géricault ne La zattera della Medusa. Ma accade anche in The Drowning, quadro che, similmente a un sogno, rivela un corpo che è quasi un collage, parzialmente decomposto e ondeggiante tra alghe e pesci tropicali. Un realismo, quello di Ghenie, che convive con graffi, spatolate e colature, come se il vero autore non fosse lui, ma la brutalità oscura del potere e delle sue dinamiche.

Adrian Ghenie, The Battle between Carnival and Feast. Installation View (The Drowning, 2019). Foto di Matteo De Fina

«Internet è indiscutibilmente una fonte d’ispirazione per il mio lavoro. Ma è stato un processo naturale. Malgrado tutti i nostri sforzi, non credo che in futuro saremo capaci di controllarlo […]. Per certi versi, ogni discussione critica è priva di significato. Internet è destinato a rimanere, ha cambiato il mondo più profondamente di tante altre cose», dice l’artista per spiegare l’effetto “transitorio”, dinamico del proprio gesto pittorico che, al pari della molteplicità di letture offerta dai soggetti, rispecchia l’instabilità ipertestuale dell’immagine in un mondo iperconnesso. Tre dei nove dipinti esposti illustrano poi l’interesse di Ghenie per il ritratto. Astraendo simboli e segni dell’uomo di potere – in questo caso “la maschera beffarda sostituita dal ciuffo di capelli”, come scrive il curatore – l’artista realizza infatti figure perfettamente riconoscibili pur nell’assenza di volto. Quasi a ribadire il potere sovversivo della pittura, la sua capacità di opporsi a ogni propaganda e culto della personalità.

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