Marcello Maloberti, Sbandata, 2018, Installation View, Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri. Courtesy Galleria Raffaella Cortese
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Di arte moderna e contemporanea, a Milano

di Giusi Affronti - Gennaio 10, 2019

Si dice che l’arte sia sempre (stata) contemporanea. E a dirlo, per primo, è stato Gustave Courbet. L’arte, però, guarda sempre indietro, nei secoli, per farsi avanguardia. O, forse, l’arte del passato contiene le stesse domande e perviene alle stesse risposte dell’arte del XXI secolo. Senza che vi si accumuli polvere. Declinano questa dialettica, secondo vettori opposti, due mostre in corso a Milano. Due mostre colte e appassionanti. Come appassionate si scoprono già dal titolo.

Sanguine. Lucio Tuymans on Baroque, 2018, Installation View, Fondazione Prada, ph. Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti. Courtesy Fondazione Prada

Sanguine. Luc Tuymans on Baroque, alla Fondazione Prada, deriva il titolo da una parola che suggerisce – oltre che una tecnica pittorica – il colore del sangue, il temperamento sanguigno, viscerale, di una persona. E di certa arte, virulenta e per questo autentica. Più di 80 opere realizzate da 63 artisti internazionali – dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al disegno, dall’installazione al video – alternano teatralizzazione e realismo, sgomento ed estasi, violenza e meraviglia. Dalla pittura a olio di Davide con la testa di Golia di Caravaggio (1595-96) all’installazione apocalittica Fucking Hell di Jake e Dinos Chapman (2008), Sanguine è una lettura personale, curatoriale, del Barocco, scevra da coordinate spazio-temporali. Luc Tuymans supera la nozione tradizionale di Barocco, estendendone la durata fino a oggi e rintracciando già nell’arte del XVII secolo, in nuce, la dimensione internazionale, la centralità pop dell’artista, il valore politico della rappresentazione e l’emozione che contraddistinguono la cultura visiva contemporanea.

Marcello Maloberti, Sbandata, 2018, Installation View, Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri. Courtesy Galleria Raffaella Cortese

A ospitare la Sbandata di Marcello Maloberti sono, invece, i tre spazi della Galleria Raffaella Cortese in una mostra a cura di Pierre Bal–Blanc. Una lunga storia d’amore lega l’artista alla galleria e, per questo, Maloberti ha voluto aprire al pubblico il magazzino che, nel 2004, aveva ospitato la sua personale sperimentando una riconnessione, personale e collettiva, con il passato. L’artista, “archeologo” e performer, unisce installazione e collage, in un’unica “serenata” di segni e significati per manifestare il suo innamoramento per la Storia dell’Arte. Il pavimento dello spazio di via Stradella 4 è gremito da ritagli di cupole e soffitti classici, di affreschi cinquecenteschi del Veronese. Uno stroboscopico trompe-l’œil dal titolo magniloquente che cita gli affreschi del Tiepolo, Trionfo dell’Aurora, sembra shakerare lo spettatore in una vertigine che suona come disturbo ADHD da browing digitale. E ancora Piero della Francesca, Lorenzo Lotto, Correggio. Marcello Maloberti ritaglia immagini dai manuali della storia dell’arte per reinterpretarli in un immaginario quotidiano e complesso, che si stratifica sotto l’occhio di chi guarda in un vertigine di vuoti e di pieni, di passato e presente.
Di arte moderna e contemporanea.

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